Delle specie predatorie relativamente “giovani”, cioè quelle che solo recentemente hanno ampliato la diffusione nelle nostre acque grazie al fenomeno noto come “Tropicalizzazione de Mediterraneo”, vale a dire barracuda, lampughe e pesci serra, sono sicuramente questi ultimi ad aver dato negli ultimi anni il maggior contributo allo spinning in mare. Loro malgrado, naturalmente.
I barracuda meritano un doveroso ringraziamento per aver dato un forte stimolo a questa tecnica interpretando per oltre un decennio il ruolo di “pesce scuola” per gli spinner alle prime armi, grazie alla loro relativa facilità di cattura, ma negli ultimi tempi la loro presenza in molte aree sembra essere in flessione (o semplicemente stanno diventando più furbi) e comunque la loro combattività non eccelsa li ha sempre relegati ad un ruolo non certo da primedonne. Le lampughe sono sicuramente pesci più divertenti da pescare e come combattività non hanno niente da invidiare ai serra, ma hanno il brutto difetto di comparire sotto costa in periodi dell’anno piuttosto ridotti, spesso limitati a poche settimane autunnali e in alcune stagioni più fresche non si fanno proprio vedere. Altro limite delle lampughe è che normalmente gli esemplari che possiamo trovare a portata di artificiale difficilmente superano i due-tre chili di peso, per quelli più grandi occorre spingersi in mare aperto.
Il serra, invece, dal punto di vista degli spinner dalla costa è un predatore completo, molto vicino a quello che potremmo disegnare come specie ideale per lo spinning in mare, quella che maggiormente appaga i sogni dei lanciatori di artificiali.
Ma quali sono le caratteristiche che vorremmo nel nostro predatore ideale? Sicuramente che sia un combattente vivace e potente e magari con virtù funamboliche che garantiscono ancora maggior divertimento. E poi, naturalmente, che raggiunga taglie importanti, che sia insidiabile per buona parte dell’anno e possibilmente che si possa trovare in tutti i vari ambienti dello spinning. Infine, che gradisca varie tipologie di esche comprese quelle di superficie, il cui utilizzo conferisce maggior fascino ed emozione ai nostri tentativi di cattura.
Il pesce serra ha indubbiamente tutte queste qualità, che vediamo punto per punto, cominciando proprio dalla sua caratteristica più apprezzata, la combattività. La sua fama di lottatore è nota e ben meritata, è infatti un pesce veloce e battagliero, che attacca le esche finte con violenza e si difende strenuamente fino alla fine, producendosi tra l’altro in acrobazie degne di una ginnasta alternando veloci fughe con salti, capriole e contorsioni.
Il suo nome scientifico (Pomatomus saltartix) indica appunto la sua abitudine a saltare fuori dall’acqua. Talvolta salta subito dopo la ferrata, altre volte, soprattutto se è grande, tira subito verso il fondo con energia e magari decide di saltare dopo la prima fuga oppure alla fine del combattimento, quando è quasi a riva.
Chi è abituato alla reazione delle solite spigole o dei barracuda, non può non stupirsi quando si trova in canna un bel serrone arrabbiato, che non risparmia un briciolo di energia nella sua difesa e mette in atto qualsiasi sistema per slamarsi da solo. La slamatura è piuttosto frequente e può avvenire in qualunque momento del recupero, subito dopo l’allamata se le ancorette non sono penetrate nel duro palato del serra, più tardi se il pesce è allamato nelle parti molli della bocca che si lacerano facilmente durante la sua violenta reazione.
E veniamo al secondo punto: quando possiamo insidiare in modo specifico il serra? Questo predatore, al giorno d’oggi e in molte aree del Mediterraneo, è presente in prossimità della costa praticamente per tutto l’anno, fatta eccezione per i due-tre mesi più freddi in cui lascia alla spigola il dominio delle acque costiere. E in alcune aree, tra l’altro, i serra mostrano sempre più spesso la tendenza alla stanzialità e possono essere pescati anche in pieno inverno, ma questa è più l’eccezione che la regola, perché in genere compaiono durante la primavera e si trattengono fino alla fine dell’autunno, con notevole variabilità a seconda dei luoghi.
L’altra buona notizia è che il serra è un predatore anche notturno, quindi oltre che durante tutto il giorno si può pescare, spesso anzi con maggiori probabilità di successo, anche di notte. Come per la maggior parte dei predatori, se le condizioni del mare sono favorevoli, quindi con onde e schiuma, ogni momento della giornata può essere buono. In situazioni di maggiore calma, viceversa, i momenti migliori sono quelli dal cambio di luce, sia nel primissimo mattino, prima del sorgere del sole o subito dopo l’alba, che appena dopo il tramonto. Talvolta, però, i serra confermano la loro assoluta imprevedibilità stravolgendo ogni regola e abboccando volentieri alle esche finte anche con acque calme e sole alto.
Per quanto riguarda gli ambienti, anche in questo caso il serra rispetta in pieno i nostri desideri facendosi trovare sia in prossimità delle scogliere che presso i litorali sabbiosi, così come nelle meno romantiche acque portuali, sia tra le piccole darsene dei porticcioli turistici che, soprattutto, all’interno dei grandi porti commerciali, dove la grande concentrazione di pesce foraggio (muggini in particolare) richiama grandi branchi di questi predatori.
Negli ambienti naturali, le zone dove ricercare i serra sono soprattutto le scogliere in prossimità delle spiagge e gli stessi litorali sabbiosi, meglio se piuttosto estesi, ancora meglio se in prossimità di foci d’acqua dolce. Insomma, si potrebbe dire le stesse zone della spigola, salvo che i serra preferiscono fondali più profondi e correnti più sostenute, quindi è più facile trovarli in spot più esposti e meno riparati rispetto al serranide. Le zone di caccia delle due specie sono, comunque, spesso in comune e anche la tecnica di pesca è simile, perché come già riferito, negli ambienti naturali il pesce serra si cattura prevalentemente con mare mosso, condizione in cui tra l’altro sembra essere molto meno diffidente rispetto alle acque portuali.
In queste ultime, infatti, la presenza massiccia di prede facilmente raggiungibili e la stanzialità dei serra rendono questi molto più sospettosi e meno aggressivi nei confronti delle esche finte. O meglio, vi sono periodi anche relativamente lunghi, in cui i pesci serra abboccano piuttosto volentieri ad artificiali di vario tipo, altri in cui per riuscire ad allamarne uno occorre sudare le proverbiali sette camicie, mettendo in conto molte uscite a vuoto, migliaia di lanci dai moli, interi pomeriggi passati a farsi prendere per i fondelli da gruppetti di serra che inseguono le nostre esche solo per gioco o curiosità.
Lo scorso anno, ad esempio, in alcune aree portuali della Sardegna per alcune settimane tra fine primavera e inizio estate sono stati catturati moltissimi serra, anche da pescatori alle prime armi, mentre nei mesi seguenti il loro interesse per gli artificiali è calato improvvisamente pur continuando a venir pescati con il vivo o trance di muggine.
Esche
Proprio le esche meritano un capitolo a parte perché rappresentano un aspetto particolarmente delicato nella pesca a questo predatore, che in quanto a lunaticità può dare dei punti persino alla spigola. In diverse situazioni hanno dimostrato essere efficaci praticamente tutte le tipologie di artificiali, dai minnow ai popper, dagli ondulanti ai jig, e persino i siliconici, in altre i serra sono estremamente selettivi gradendo solo particolari modelli o colori. Insomma, può funzionare tutto o niente e proprio qui sta la difficoltà nella scelta dell’esca.
Ovviamente, quando sono in frenesia potrebbero azzannare anche un osso lanciato in acqua, nella realtà sono però molto più frequenti le situazioni intermedie in cui per poter aver successo occorre azzeccare l’esca giusta. In linea generale, nelle acque portuali funzionano bene soprattutto le esche di superficie recuperate piuttosto velocemente; in presenza di mangianze a mio parere sono preferibili i popper, mentre in assenza di segnali ritengo più efficaci walkin’ the dog e skipping lures. In questi ambienti sono quasi sempre meno validi minnow e altre esche affondanti che però in alcune particolari situazioni sono risultati catturanti nei confronti degli esemplari medio-piccoli. Da spiagge e scogliere, invece, la gamma di artificiali utilizzabili è più vasta; ottimi nella schiuma i classici minnow anche di buona taglia, così come le esche top water con mare poco formato o nervoso e nelle fasi iniziali e finali della mareggiata. L’utilizzo di artificiali di superficie ha il duplice vantaggio di garantire maggior divertimento ed emozione alla nostra pesca e di poter valutare l’eventuale presenza dei serra ed osservare meglio il loro comportamento. Se sono in zona, difficilmente questi predoni non si fanno vedere in qualche modo.
A differenza di spigole o barracuda che possiamo osservare spesso nuotare lentamente a mezz’acqua, magari facendosi trasportare dalla corrente o immobili dietro una roccia in attesa del passaggio della malcapitata preda, i serra sono pesci ipercinetici, in perenne movimento anche quando sono sazi, predatori per i quali il riposo non è contemplato.
Per questo motivo sono capaci di inseguire a più riprese le esche finte fin sotto i nostri piedi anche dopo aver banchettato, quindi senza aver nessuna intenzione di attaccarle, solo per curiosità. Difficile però capire se veramente hanno la pancia piena e stanno semplicemente “giocando” ovvero se sono in caccia ma qualcosa nelle nostre insidie le insospettisce o magari il movimento o il colore dell’esca non sono sufficientemente stimolanti. Talvolta ruotare le esche a nostra disposizione può essere vincente, altre volte assolutamente inutile.
Skipping
Artificiali che sempre più spesso fanno la differenza nello spinning ai serra, e questo vale per tutti gli ambienti, sono gli skipping lures, le “saponette” che durante il recupero schizzano sulla superficie simulando un pesce in fuga. Nonostante siano in assoluto le esche che meno assomigliano ad organismi viventi di alcun tipo, nessun altra tipologia di esca riesce a stuzzicare i pesci serra come questa, capace di innervosire e far incavolare questi predatori al punto da farli inseguire e attaccare a ripetizione anche dopo i primi attacchi a vuoto. In diverse occasioni ho avuto modo di verificare la loro efficacia in confronto ad altre esche.
A differenza dei popper, ad esempio, che una volta “assaggiati” e rifiutati difficilmente vengono nuovamente attaccati, gli skipping sembrano aumentare l’aggressività dei serra con il susseguirsi del lanci e degli attacchi a vuoto. D’altra parte questi artificiali sono nati proprio per i serra, derivando direttamente dalle esche artigianali utilizzate dai pescatori di Cape Cod per la pesca ai “blues”.
I modelli di skipping in commercio non sono molti, i miei due preferiti sono il Bounder della americana Robert’s Lures (la prima casa a produrre e commercializzare queste esche, note anche genericamente come “Ranger” proprio dal nome del primo modello prodotto da questa ditta) e il Miniketc della italianissima Mava Lures. Il primo ha un peso di 49 grammi per 10 cm di lunghezza, il secondo ha più o meno le stesse dimensioni ma è più stretto e leggero con 31 grammi di peso. Entrambi eccellenti nel lancio anche in condizioni di forte vento frontale, sono a mio avviso gli skipper più equilibrati per i serra delle nostre acque; l’unico neo di queste esche (comune a tutti i ranger) è la elevata percentuale di allamate a vuoto dovuta sia al particolare movimento di queste esche che alla presenza di un solo amo in coda.
Accantonate l’idea di sostituirlo con un’ancoretta o aggiungerci un assist hook, la soluzione migliore per ovviare a questo inconveniente è quasi certamente l’amo dressato, cioè munito di un ciuffetto di peli che ne stabilizza il movimento.
Un predatore spietato e aggressivo
I pesci serra hanno un comportamento gregario che non abbandonano nemmeno da adulti, cacciano infatti quasi sempre in branco, con metodi spietati quanto efficaci. Nei porti, in genere, o comunque in tutte quelle situazioni in cui è presente pesce foraggio in quantità, i serra circondano i branchi di muggini (o di altre prede) facendoli aggallare e in un primo tempo tranciano loro la coda in modo da impedirgli i movimenti, per poi tornare sulle vittime inermi e completare il banchetto. Spesso finiscono per mutilare più prede di quante riescano a mangiarne, questo è probabilmente il motivo per cui molti ritengono questi predatori dotati di “cattiveria” contraria ad ogni legge naturale. La loro aggressività garantisce spesso emozioni indimenticabili agli spinner e quando sono in frenesia alimentare sono possibili catture multiple nel giro di pochi minuti. In questi casi ricordiamoci sempre di non esagerare: operare facili quanto inutili mattanze solo per riempire il freezer è contrario a qualunque etica sportiva oltre che alle norme che regolano il prelievo dei pesci. Tornare a casa con uno o due pezzi è più che sufficiente a gratificare la nostra giornata di pesca, gli altri liberiamoli o, nei casi in cui il catch&release sia difficilmente praticabile per vari motivi, smettiamo semplicemente di pescare.
Complimenti avvocato, ottimo articolo. Fino ad oggi, fra tanti è, il primo che leggo e rileggo, con esaltante partecipazione su questa affascinante disciplina, valido e, più che esaudiente e scritto in modo impeccabile. Sono pienamente d’accordo con il commento del Sig. Stefano Fanzago.
Ovviamente, per un neofita dello spinning come il sottoscritto, in mare, alle prime armi, con cognizioni ed esperienza quasi zero, avere qualche ragguaglio in più anche su canne e mulinelli, tipo di trecciato (diametro, colore e lunghezza in bobina) e finale del fluor carbon (diametro e lunghezza) e ALTRO aiuterebbe parecchio. Lo scorso mese, a Vieste, in Puglia, in spiaggia, immerso fino alla cintola (con mare molto mosso/onde persistenti e schiuma, profondità non oltre il metro a mezzo a 100 metri da riva) ho visto un bagnino pescare a spinning e, in due occasioni prendere nelle ore pomeridiane/tramonto, prima una bella spigolona sui 2 Kg. e l’indomani un bel serra sui 3 kg. – Attrezzatura: canna Sele Mebaru 3 mt. 15-45 gr. in 2 sezioni- Mulinello Sele Artel 3000 caricato con 110 mt. di trecciato dello 0,17 verde e Sele Artel 4000 con 150 mt. di treccia 0,18 gialla. artificiale Nomura Hokkai Needle Aguglia 21 cm. x 30 gr. blue green con recupero veloce e jerkate improvvise a galla. Davvero molto bravo a “muovere” l’artificiale. Sono rimasto dal “fascino” di questo giovane pugliese, abituato a pescare in Calabria a galla aguglie, lecce stella e qualche occhiata col coreano a “striscio” oppure boghe, cefali, salpe e saraghi con il pane e formaggio o qualche bella orata col bibi o i bigattini. Sarebbe ben accetto, se esperto, anche qualche buon consiglio su Leccia amia, barraquda, lampuga, tonnetto e ricciola. Buona fortuna.
Non è il primo articolo ben fatto ma senza gli elementi fondamentali: le misure delle attrezzature. Ciò stona molto con il resto dei dettagli forniti..
Articolo ben fatto sia per la specie che per gli artificiali. Peccato che non ci sia un consiglio sulle canne e sui mulinelli dedicati ai serra. Voto 9. Avrei dato un dieci con una dissertazione su canne e mulinelli.