Pesca e acquacoltura sostenibili, per il benessere degli animali e delle persone coinvolte: un obiettivo realizzabile?
È quello su cui dibattono da sempre animalisti, produttori e ricercatori: oggi in particolare parliamo del destino che spetta al salmone, un pesce d’acqua dolce e marina sempre più presente nella nostra dieta.
Secondo le ultime statistiche la richiesta di pesce è aumentata e si prevede che nel prossimo decennio il 62% del pesce che arriverà sulle nostre tavole sarà pesce d’allevamento.
Bene o male?
Sicuramente l’allevamento si rivela fondamentale perché la sola pesca non potrebbe stare al passo con la crescente richiesta di pesce da parte del mercato; inoltre la pesca causerebbe (come già è evidente) un danno irreparabile all’ecosistema. Tuttavia la realtà degli allevamenti di salmone (e pesce in generale) è stata più volte messa in discussione, viste le condizioni in cui questi animali sono costretti a vivere e che li porta a sviluppare parassiti e ad essere vittime di un alto tasso di mortalità.
Con uno sguardo al futuro, la ricerca è sempre più attiva per trovare soluzioni sostenibili finalizzate al benessere del pesce, ma anche del consumatore: è infatti provato il legame tra condizioni di vita del pesce e qualità stessa del prodotto finale.
Si sta parlando di:
- vaccinazione come alternativa agli antibiotici;
- di metodi naturali per proteggere i salmoni dai parassiti (l’idea è di introdurre nelle gabbie il pesce pulitore);
- di una dieta che prevede ingredienti vegetali per contribuire ad una sostenibilità del sistema ittico (con una conseguente diminuzione della pesca di pesce selvatico per la produzione di mangimi).
Quello che sarà è ancora tutto da vedere, ma quel che tutti ci auguriamo è che, sia l’animale sia il consumatore finale, possano essere tutelati.